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Giorno tre: l’Aglianico del Vulture

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10.00. Cantine del Notaio nonostante non sia una delle realtà storiche del Vulture è una delle cantine più conosciute. Gerardo Giuratrabocchetti da questo punto di vista non ha dubbi: quello che serve più di ogni altra cosa, oggi, è un grande lavoro di comunicazione volto a promuovere tanto i vini quanto il territorio. E probabilmente ha ragione, questo piccolo angolo di Basilicata racchiuso tra i comuni di Melfi e Rionero alle pendici di quello che era un vulcano è un posto speciale. Molti vigneti, in particolare quelli esposti a sud-est, godono di una vista spettacolare e la luce -ah, che luce- in giornate come quella di oggi dona a tutto il panorama una luminosità pazzesca, rapisce gli occhi.

Ci vorrebbero mille parole per raccontare la quantità di informazioni che Gerardo ha voluto condividere oggi. Dalla conformazione geologica della denominazione alle differenze dei suoli. Dalla conduzione biodinamica del vigneto all’idea di un aglianico capace di regalare diverse tipologie, sia spumantizzato che leggermente passito. Sapete cosa? È cantina che va visitata (anche per le bellissime cantine di maturazione nel centro del paese, cinquecento metri quadri scavati nella roccia intorno al sedicesimo secolo).

12.00. Alfredo Cordisco di Eleano è un vignaiolo tout court: è perfettamente a suo agio nel parlare di suoli, nel passeggiare in vigna per spiegarti meglio i diversi tipi di potatura, nell’arrampicarsi sulle botti per prendere un campione dell’ultima annata e nel degustare i tanti vini comodamente seduto in ufficio. I suoi Eleano e Dioniso sono due Aglianico del Vulture dallo stile inconfondibile, sempre freschi ed eleganti. Menzione speciale poi per l’Ambra, un passito di moscato fatto di intensità, complessità e da una beva davvero fuori dal comune.

15.00. A proposito di eleganza, ieri sera a cena mi sono imbattuto nel 2007 di Macarico: un vino che ha ridisegnato ai miei occhi i confini della tipologia. Davvero, non credevo di trovare a Barile un aglianico così definito, di così grande pulizia ed espressività. Ovviamente sono subito corso in cantina per vederci chiaro. Rino Botte, il proprietario, scandisce il ritmo delle parole con calma, con quell’accento profondamente influenzato da oltre trent’anni trascorsi a Cremona. Affascina e coinvolge mentre racconta la sua idea di Vulture, da quel vigneto così atipico per la zona, una densità di impianto che sfiora le diecimila piante per ettaro, allo stile di vinificazione, interamente incentrato nell’impedire stress eccessivi al vino. In una parola eleganza, appunto.

18.00. Ah, nel tardo pomeriggio mi sono voluto ritagliare un’oretta per salire il Monte Vulture e andare a vedere i due laghi di Monticchio, due specchi d’acqua che occupano quelle che erano le bocche del vulcano. C’è poco da dire, sia per la spettacolare strada che porta fin lassù che per i laghi in sé.

20.00 Stasera serata tranquilla, mi dico mentre con lo sguardo torno ai tetti di Melfi. Domani è giornata tosta. Che bello però.


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